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FASCIA D'ETA 6 - 10 ANNI

 

 

Letture +7

 

Piazza Paletta numero 1 di Anna Vivarelli, Piemme “Battello a Vapore”

Piazza Paletta numero 1 è una storia semplice e affollata di protagonisti: l’io narrante è uno dei tanti bambini che abitano l’unico condominio di Piazza Paletta, ha dieci anni e vive con coetanei e altre famiglie in un condominio, che doveva essere uno delle tante costruzioni di un complesso residenziale con verde attrezzato, strade, piscina…, ma i lavori si fermano e spingono i proprietari a intentare una causa per riavere i soldi e lasciare il palazzo.

In attesa della sentenza, i bambini socializzano e lo fanno anche gli adulti con cene e grigliate; adottano anche il cane Walter, promosso a guardiano del condominio, che di tanto in tanto si allontana per essere ritrovato nei giardinetti non lontani.

Tutti pensano che al cane manchi il verde, sicchè i bambini in una manifestazione pubblica strappano l’impegno al sindaco di rinverdire Piazza Paletta con erba, alberi, giochi, illuminazione…

Il sindaco mantiene la promessa e nel giorno dell’inaugurazione giunge anche il verdetto secondo il quale gli inquilini sarebbero stati risarciti e liberi di lasciare casa. Ovviamente, dopo le opere pubbliche realizzate e l’affiatamento umano raggiunto, nessuno lascerà il condominio, rendendo inapplicata la sentenza.

Il romanzo sembra finito, ma Walter scompare di nuovo: non gli mancava il verde, dunque! Riappare dopo alcuni giorni con il signor Gennaro, un clochard, già padrone di Walter (che in realtà si chiama Aldo), che per un ricovero ospedaliero aveva dovuto abbandonarlo; una volta dimesso l’ha cercato, proprio come ha fatto il migliore amico dell’uomo con le sue fughe periodiche.

La storia si conclude con la decisione del condominio di sistemare il signor Gennaro nella guardiola, promuovendolo a portinaio.

Una storia semplice, centrata su problemi reali di raggiri edilizi, di progetti faraonici, di consumatori gabbati, di una politica che enfatizza la normalità amministrativa per visibilità elettorale…

Con un colpo di scena finale, Anna Vivarelli (da formidabile costruttrice di storie) riaccende l’interesse del lettore, caricando il romanzo di senso civico e cristiano: il prendersi cura del senzatetto è un modo per dire che la convivenza umana nelle grandi città è possibile, basta dare spazio, ognuno nel proprio ambito, allo spirito di collaborazione, alla tolleranza dell’altro e del diverso, al desiderio di istituire una comunità, nel senso letterale del termine di cum=con munus=dono.

Piazza Paletta numero 1, dunque, è una grande utopia, un sogno di vivere in una società (simbolicamente il condominio) accogliente e dialogante, per il bene di sé e degli altri.

È una sognatrice Vivarelli? Potrebbe esserlo, ma ciò non costituisce una diminutio; anzi, è fondamentale che si spalanchino le porte al sogno, che diventi una meta trascendentale, un punto verso cui tendere, perché già questa tensione positiva verso qualcosa o qualcuno, potrebbe costituire un freno (psicologico e pratico) agli egoismi e all’indifferenza dilaganti, disponendo, di converso, la persona alla condivisione (che altro non sarebbe che la caritatevole mano tesa dei cristiani).   

 

 

 

 

Lettura +7

 

Preferirei chiamarmi Mario di Anna Vivarelli, Piemme “Battello a Vapore”

 

Preferirei chiamarmi Mario è un libro frizzante e di dilagante ironia. È quasi un diario, scritto in prima persona, redatto dal protagonista Venerdì, di dieci anni, che figlio di genitori separati, vive con la madre e il suo compagno, Gianni, e a fine settimana con il padre e la sua fidanzata, Virginia.

L’incedere narrativo è a presa diretta, con un punto di vista interno, tanto che il lettore ha il privilegio di guardare attraverso gli occhi del protagonista, l’imbarazzo di Venerdì per il suo nome (derivato dal capolavoro di Defoe), motivo di continuo scherno, al punto da desiderare quello del nonno, Mario appunto.

Ma il disagio del protagonista è principalmente per la vita bina che conduce, anche se il fine settimana sembra meno amaro, perché a casa del padre trova la figlia di Virginia, Annalaura, della sua stessa età e con cui condivide una forte amicizia.

I due ragazzi, cui piace l’azione, decidono di aprirsi un’agenzia di investigazione Sherlock Holmes (S.H.). Risolvono due casi: ritrovano delle chiavi perse, e un gatto della vicina smarrito. Dall’attività ricavano dei proventi, costituendo un fondo cassa.

La routine si rompe quando Annalaura apprende di dover fare la damigella al matrimonio dell’amica della madre; sentendosi abbassata a bimbetta dell’asilo, Annalaura ne soffre fino a scappare da casa. La bambina è introvabile; la polizia indaga, ma il caso è risolto da Venerdì, ragionando e mettendo insieme una serie di indizi.

Trattato come fosse un adulto dalla poliziotta, Venerdì direziona le ricerche ed è proprio lui a scovare la fuggitiva e il dramma si conclude con un abbraccio liberatorio.

L’esperienza porta tutti, sia adulti sia bambini, ad essere più elastici nelle relazioni, bandendo dictat ed eccessivi invasioni di campo; sembra un lieto fine, ma i problemi di Venerdì rimangono immutati: un nome da deridere, due genitori separati, due case da abitare…

È una storia semplice, dal forte brio narrativo, specialmente nelle sequenze che si colorano di giallo ad enigma, con tanti indizi da mettere insieme per dar corpo ad una ipotesi plausibile. Ma dietro la fabula, vi è il mondo reale, specialmente quello costituito dalle nuove famiglie, con dinamiche e problemi facilmente catalizzati dai figli, vittime innocenti dei fallimenti degli adulti.

I genitori di Venerdì si sono rifatti una vita, sicchè il bambino ha due case, due letti, affetti diversi da condividere, suo malgrado…

Col tono espressivo spesso umoristico, tipico della Vivarelli, Venerdì rappresenta il suo disagio come se raccontasse una barzelletta; ma il modo ilare di ritrarre le cose non riduce la loro portata drammatica. La verità è che gli adulti, con i loro errori, rubano qualcosa al bambino per poi ripagarlo surrettiziamente con dei surrogati; Gianni, suo malgrado, nonostante faccia di tutto per piacere a Venerdì, ne esce diminuito; come anche Virginia…, e non per loro colpe, ma perché l’uno ruba il cuore della mamma del bambino, l’altra quello del padre; i piccoli si sa sono egoisti, ma è il solo modo che hanno per crescere!

È un bel libro che ci lascia un certo amaro in bocca; ma la scrittrice torinese ci dice pure indirettamente che la vita deve continuare, nonostante tutto; grazie all’intelligenza, alla capacità di ascoltare gli altri, alla tolleranza, alla capacità di decidere nei momenti difficili, Venerdì ha gli strumenti per continuare il suo percorso di crescita e di formazione, fronteggiando di volta in volta le problematiche che gli si presenteranno davanti, iniziando dalla frequenza del nuovo ordine di scuola.

Il lettore pedante poi si chiederà, a fine lettura: chi ripaga il deficit affettivo accumulato dal fanciullo, nonostante la provvidenza gli abbia dato gli strumenti per migliorare la sua stessa vita?  

 

 

 

 

 

 

+10

Un gioco pericoloso di Anna Vivarelli, collana “Il castello della paura”, Piemme – Battello a Vapore, 2014.

di Cosimo Rodia

 

Un gioco pericoloso di Anna Vivarelli è un romanzo della nuova collana “Il castello della paura”, varata per soli scrittori italiani dalla “Piemme – Battello a Vapore”, una sorta di contraltare a “Piccoli brividi” della Mondadori.

Il plot è semplice. Mathieu ha dieci anni e vive le vacanza con i genitori come un incubo, perché passano il tempo a visitare chiese, monumenti…

Quando giunge all’hotel del Calvario, Mathieu già amaramente pregusta i giorni che verranno. Però, la padrona dell’hotel propone ai genitori del ragazzino di lasciarlo in albergo perché giochi coi figli e nipoti. I genitori accettano; Mathieu incontra i suoi coetanei e giocano a nascondino; per nascondersi si ritrova in un giardino di una casa diroccata; si accorge di essersi perso, mentre una mano gelida lo avvolge e lo trascina in un capanno, subito chiuso con una grossa catena arrugginita; l’autore della violenza è Lucien, un ragazzo dall’aspetto raccapricciante, dallo sguardo di ghiaccio e arrabbiato con adulti e in particolare con un suo compagno di classe, Jacques, il più bravo, il più ricco e il più coccolato dagli adulti, sul quale si vendica rubandogli le biglie di cui faceva sfoggio.

Mathieu nota che il suo carceriere ha paura dei tuoni e dei fulmine. Dall’esterno un adulto cerca Lucien in maniera minacciosa, ma il carceriere impone silenzio e l’adulto se ne va. Mathieu pensa ad una via di fuga e la trova quando nota una fascia mobile del capanno. Mentre tenta di scappare, il ragazzaccio tra sproloqui poco logici, tenta di afferrarlo, ma Mathieu pur sanguinante riesce a farla franca. Mentre corre, stranamente, la strada sembra ricoprirsi dietro di sé e il capanno ridursi in un rudere; ma continua a correre fino a giungere all’hotel, dove i compagni ancora non hanno concluso il gioco del nascondino. Nel frattempo si cambia e nessuno si accorge di niente.

Arriva la partenza e la famiglia di Mathieu si ferma per uno spuntino; il guardiano di un cimitero li invita a visitare le tombe monumentali; Mathieu vi trova la tomba di Lucien; il guardiano racconta la storia di quel ragazzo morto settant’anni prima in un capanno bruciato da un fulmine; e aggiunge che di tanto in tanto appaiono sulla sua tomba delle biglie.

I genitori lasciano quel luogo infastiditi per l’assurdità della storia, mentre Mathieu, facendo finta di dormire, ripassa a mente l’avvenimento straordinario toccatogli.

Un gioco pericoloso è un’avventura che stuzzica la paura dei ragazzi, senza che origini terrore; il racconto scarica adrenalina senza che paralizzi; Mathieu, infatti, di fronte alla possibilità di rimanere imprigionato nel capanno trova la forza di progettare la fuga e di realizzarla; sicchè il protagonista non è annichilito quando vede la corda preparata da Lucien, ma intesse un dialogo per distogliere il carceriere e aprirsi un varco per fuggire: la paura non l’ha irretito.

È un romanzo scritto con la nota sapienza dell’autrice, con un bel climax narrativo sia quando si dà conto della prigionia, sia nel finale della storia.

Ma a originare un interrogativo, quasi come fosse un batacchio per la coscienza, è la figura di Lucien, la cui cattiveria non origina opposizione ma riflessione. Nel senso che le sue crudeltà, fanno pensare; Lucien non è un antieroe contro il quale si schiera asetticamente il lettore; questi infatti è spinto a porsi una serie di domande: Da dove ha origine tanto odio in un ragazzo? Forse il mondo degli adulti non è stato accogliente? Forse i pregiudizi hanno originato frustrazioni?

Dal racconto sconnesso di Lucien emerge che l’enfant terrible è stato discriminato dagli insegnati, dai coetanei, maltrattato dal padre…, causa inevitabile di emarginazione e di complesso di inferiorità.

Di fronte ad un tale scenario il giudizio sulla malvagità di Lucien si sospende e crea nel lettore attento un senso di spaesamento e di dolore sordo per l’infanzia negata.

Un bel romanzo che lascia ben sperare nella qualità della nuova collana proposta dalla Piemme.     

 

 

 

 

 

 

 

 

Lettura +9

 

Io ci sarò, di Lia Levi, Piemme “Battello a Vapore”, pp. 192

 

Io ci sarò di Lia Levi è un romanzo che parla alle coscienze dei soggetti in formazione, affrontando il delicato tema della persecuzione degli ebrei (oggi tema istituzionalizzato col giorno della Memoria, trattato con reticenze nel passato).

I protagonisti sono due fratellini orfani, Riccardo e Lisetta, che vivono presso due zii in due diverse città, il primo a Ferrara la seconda a Roma.

Riccardo promette alla sorellina che nel caso di bisogno, lui sarà al suo fianco. Quando il ragazzo apprende che a seguito delle persecuzioni razziali, i bambini ebrei nella capitale sono in pericolo, non esita a partire alla volta di Roma per tenere fede alla promessa fatta.

Il viaggio è una grande avventura e il giovane protagonista ha la possibilità di incontrare uomini di diverse fogge: dai cattivi, agli indifferenti, ai buoni. In quest’ultima categoria ci sono i partigiani che aiutano Riccardo a raggiungere lo scopo: Lisetta e gli zii romani sono salvati in extremis, proprio quando stanno per essere prelevati e spediti in qualche lager.

Un romanzo positivo scritto da un’autrice che già in altre opere ha affrontato il problema dell’antisemitismo, qui ritrattato, mettendo l’accento sulle leggi razziali e sul bene inestimabile della famiglia in una straordinaria cornice di avventura al cardiopalma. 

Un libro da far leggere partendo dagli scolari delle quinte classi della scuola primaria.

 

 

 

 

lettori +9

 

Il papa raccontato ai ragazzi, di Fulvia Degl’Innocenti, Edizioni Paoline, 2013.

 

Il papa raccontato ai ragazzi, di Fulvia Degl’Innocenti, Edizioni Paoline, è un libro che presenta il ruolo e la funzione del pontefice ai bambini e ragazzi, con riferimenti inevitabili all’attuale Papa Francesco, impreziosito dalle illustrazioni di Silvia Colombo, ricche di particolari.

La novità del piccolo volume di Degl’Innocenti è di focalizzare l’ufficio del Pontefice come servizio alla Chiesa e all’intera cristianità, dunque, sono pagine che si differenziano rispetto alle precedenti pubblicazioni agiografiche.

La scrittrice compie una bellissima somiglianza: il papa con la sua veste candida, i simboli a lui collegati, la regalità che manifesta, accende la curiosità dei bambini al di là del suo significato religioso, similmente a quanto hanno fatto (e fanno) i personaggi positivi delle fiabe: eterne e immutabili, potenti e solenni, assoluti e immensi.

Il papa raccontato ai ragazzi ha lo scopo di colmare la curiosità sui compiti e sulle caratteristiche della figura cardine della religione cattolica, con diciannove domande (Quanti papi ci sono stati fino a oggi? Come viene eletto un papa? Perché cambia il suo nome? Come trascorre le sue giornate? Come si veste? Perché gli altri papi avevano le scarpe rosse e papa Francesco no? Il papa è ricco?...), con un linguaggio vicino ai ragazzi e con un taglio giornalistico; sicchè il libro presenta la figura del pontefice, la mansione, il ruolo, l’anedottica, con qualche riferimento anche alla storia, con agganci alla vita e al pensiero di Papa Francesco.

Il libro di Fulvia Degl’Innocenti, oltre ad essere uno strumento indispensabile per catechisti e insegnanti di religione, è anche adatto come bel regalo per comunioni e cresime.

 

 

 

 

 

 

Lettura +7 

Il cielo non ha muri, di Agustín Paz Fernández, Piemme Battello a Vapore, Milano 2013, 128 p., euro 14.

È una storia che fa riflettere sulla stupidità umana. Elena e Adrian sono due piccoli amici. Ogni giorno si recano a scuola insieme e nel pomeriggio si ritrovano sotto una grande quercia per giocare.

Un giorno però gli adulti decidono di costruire un muro, separando alcuni quartieri della città… e così in un attimo i due amici si ritrovano divisi loro malgrado. Non possono più giocare insieme, chiacchierare, aiutarsi a fare i compiti. La loro quercia è proprio sul confine tra le due zone e le guardie armate controllano che nessuno vi si avvicini o tenti di scavalcare. Ma Elena e Adrian non si arrendono e, man mano che la situazione peggiora, trovano il sistema per comunicare. Finché, in un giorno di sole, mille aquiloni portati dal vento mostreranno ai grandi la stupidità della loro scelta.

Una storia poetica arricchita da una introduzione d’eccezione, quella della dolcissima e sofferta poetessa Vivian Lamarque.

Un libro scritto da uno degli scrittori più importanti della letteratura per l’infanzia spagnolo.

 

 

 

 

 

 

Lettura +7

Dick e i mostri sotto il letto, di Guy Bass, Piemme Battello a Vapore, Milano 2013, 128 p., euro 8.

Dick Dings ha paura di tutto, non solo delle cose veramente paurose, come restare chiuso in un ascensore con un giaguaro, ma proprio di tutto, anche di ciò che è apertamente innocuo.

Paradossalmente Dick non ha paura di uno scheletro, di un fantasma e di un mostro grasso, con cui interloquisce, ma non ha paura perché sono i suoi migliori amici, pronti a intervenire quando le cose si mettono male.
Un bel libro per superare le paure mentre si diventa grandi, usando l’arma dell’umorismo.

 

 

 

 

 

 

Lettura +6

Supermami di Roberto Morgese, Raffaello Ragazzi, Ancona 2012, pp. 62, euro 6.

 

Supermami di Roberto Morgese è un racconto sulle paure dei bambini quando stanno per addormentarsi. Non vi è un protagonista, ma un generico “bambino”  modello di tutti gli altri della stessa età. Così quando cala il buio e arriva il momento di dormire, ecco che il piccino è assalito da incubi, da «cattivi/che nei sogni sembran vivi». Così ci pensa la mamma ad accorrere in aiuto e con bacini gli concilia il sonno. Poi c’è lo stadio successivo, quello del sogno, in cui finalmente il bambino, senza divieti, realizza tutti i desideri: dal cucinare, al giocare, all’esplorare…; ma gli incubi sono in agguato e giungono puntuali; allora arriva inaspettata un’eroina: una Supermami capace coi suoi superpoteri di mettere in fuga i mostri. Alla fine la salvatrice si toglie la maschera e non può che essere la mamma. Di Supermami ce ne sono dunque tante «belle e forti, in tanti modi/son del sonno le custodi». Contro le paure della notte niente paura, c’è sempre una supermami pronta a soccorrere il bambino!

Una prova interessante per diversi motivi; intanto non si minimizzano le paure dei bambini, anzi si ammettono come vere e pregnanti, con cui ogni piccolo deve fare i conti, confrontarsi, per diventare grandi; le paure costituiscono il modo di organizzare il sé, padroneggiare il mondo interiore e predisporsi ad affrontare il mondo esterno. Inoltre, la realizzazione grafica del libro è convincente perché la scritta entra nelle illustrazioni di Francesca Carabelli e vi si integrano, creando il necessario pathos alla storia; avvincente è poi la scelta di narrare in versi, con l’uso di ottonari in rima baciata, da rendere il racconto fluido e cadenzato.

 

 

 

 

 

Lettura +6

Caterina e i folletti scolastici di Sabrina Rondinelli, Raffaello Editrice, Ancona 2012, pp. 105, euro 7.

 

Caterina e i folletti scolastici di Sabrina Rondinelli è un racconto della collana “Il mulino al vento”, serie rossa per i bambini dai sette anni.

Per superare le difficoltà ognuno può crearsi i propri aiutanti. Caterina ha i suoi folletti, un gruppo di piccoli pestiferi giocherelloni, che inizialmente la distraggono, tanto che a scuola la bambina diventa una frana e per evitare d’essere derisa, scappa per non metterci più piede; racconta tutto al nonno e insieme preparano un piano: organizzano una festa e con i folletti siglano un patto di reciproco sostegno. Dopo di che non solo Caterina ritorna in classe e colma le lacune, ma addirittura vince un importante concorso. Il racconto coincide con la fine dell’anno scolastico, in cui ognuno si impegna a non dimenticare mai gli amici.

È una narrazione fantastica, nella cui protagonista potrebbero identificarsi tutti i bambini che affrontano la transizione dalla scuola dell’infanzia a quella primaria, con il nuovo carico di aspettative fatto di acquisizioni di nozioni e abilità; e Caterina si crea in questa difficile e inevitabile prova degli aiutanti immaginari (che guarda caso diventano bravi e collaborativi nella seconda metà dell’anno scolastico, proprio quando il bruco diventa una piccola farfalla: da un insieme di grafemi si riesce a scrivere nomi e frasi brevi e a leggere, dando senso alle cose…; il mistero della letto-scrittura!). Un racconto leggero, reso frizzante anche dall’uso dell’errore creativo di rodariana memoria e dalle illustrazioni curate da Francesca Gallina. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Willy il dinosauro di Carlo Ferretti e illustrazioni di Stefania Monticelli, Editrice La Mandragora, 2011

 di Antonio Macripò e Biagio Gioia

 

Willy il dinosauro è un romanzo in quattro episodi, di Carlo Ferretti, edito dalla casa editrice La Mandragora, nell’anno 2011, e illustrato da Stefania Monticelli.

I protagonisti sono Din, Don e Dan. Il primo è un dinosauro molto piccolo; nel suo corpo è installato un computer, attraverso il quale comunica con l’esterno: le sue tecnologie sono evidentemente di natura extraterrestre. Donato è un ragazzo di circa dieci anni, biondi e bello; per la sua espressione angelica gli è affibbiato lo pseudonimo di Don. Daniela ha la stessa età di Don; ha i capelli di color castano scuro ed è molto diligente a scuola, a differenza del suo amico, le è affibbiata lo pseudonimo di Dan.

I due ragazzi vivono in una città, circondata da una fitta boscaglia, e proprio tra gli alberi avviene l’incontro con il piccolo extraterrestre.

Il piccolo spiega loro che proviene da un altro pianeta e che sa molte lingue, tra le quali quella terrestre. In poco tempo, fanno amicizia e i due ragazzi decidono di chiamarlo dinosauro Willy.

Con l’arrivo dell’extraterrestre arrivano anche i problemi, non da lui causati. Sulla terra giungono strane navicelle spaziali, sparano un raggio laser apparentemente innocuo, visibile solo a Willy.

Per cacciarle, il piccolo dinosauro impegna i suoi simili, ma ci vorrebbe il consenso dei terrestri, che si mostrano invece sordi; solo quando Willy convince il sindaco ad accordargli la fiducia, intervengono altri piccoli dinosauri, che sparano anch’essi un raggio laser che creano interferenze evitando che gli alieni trovassero un giacimento di materiale prezioso chiamato oro.

Collegato a questo avvenimento avviene un attentato al presidente di una Commissione chiamato Gonzales. L’ispettore Giangiacomo dirige le indagini e riesce a dedurre che il Presidente è stato avvelenato ad una cena di lavoro da un barista ingaggiato da tre uomini che lo vogliono mettere fuori gioco, per evitare che in Commissioni voti contro una ditta concorrente per l’estrazione dell’oro.

L’Ispettore giunge alla soluzione del caso grazie a Willy, per avergli inviato una lettera con le prove dell’accaduto.

Alla fine il dinosauro decide di riprendere il volo, verso nuove destinazioni.

È un libro ricco di avventura, piacevole, scritto in modo semplice, in cui a prevalere è sempre il bene, per fortuna!

I disegni, molto colorati e brillanti, aiutano il lettore a spingersi avanti con la fantasia.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Letture +7

Il pallone è maschio, la palla è femmina di Loredana Frescura

di Arianna Gennaro, Cosimo Rodia

Il pallone è maschio, la palla è femmina è un romanzo di Loredana Frescura, illustrato da Giovanni Lombardi e pubblicato dalla Raffaello nel 2014.

Carlotta è una bambina orfana di padre, di nove anni; gioca a calcio nella squadra del suo paese, composta da maschi, eccetto lei e la sua amica Giovanna.  

Il suo gruppo partecipa al torneo primaverile e, per il forte spirito di squadra, si assicura la finale. Durante gli incontri, Carlotta guarda il cielo, perché le nuvole configurano il volto di suo padre, che era andato in cielo… a far viaggiare gli angeli (visto che lavorava in un’agenzia viaggi).

Un’epidemia di varicella colpisce la squadra e, quando ormai sembra tutto perduto, a Carlotta viene la brillante idea di coinvolgere le sue amiche “principessine”, avvezze alla danza classica. Il padre del ragazzo più forte, David, soprannominato Saetta, ritira il figlio perché non accetta che giochi con le fanciulle. Però Carlotta, ricordandosi del racconto del padre su una giocata sorprendente di un calciatore (Pasinato o Maradona, aggiungiamo noi), riesce a segnare un goal partendo dalla sua area, il primo della sua “carriera”, onorando prima sé stessa, poi, il padre, e smentendo chi non aveva creduto in lei.

Il libro esalta lo sport come piacere, rispetto, gioco di squadra. E la figura del padre di Carl è fondamentale perché, nei momenti problematici, la ragazza scruta il cielo per cercare consigli: i ragazzi nel crescere, prima di guadagnare l’autonomia, hanno bisogno di una guida! E il padre, per le sue parole che la bambina ha stampigliato nella memoria, diventa la strada maestra, l’imperativo morale che la carica di motivazione e di giusti atteggiamenti (la correttezza nello sport è evidentemente estensibile anche nella quotidianità!).

Un romanzo delicato con una protagonista che gioca a calcio benché attività maschile, con un carattere mascolino, pratico e volto alle cose semplici. In verità ha pure dei pregiudizi, per chi frequenta la danza e si veste con paiette, ma le esperienze servono a sgranarli e ad avvicinare le diversità.

Oltre all’amicizia e alla valenza formativo dello sport, vi è la delicata narrazione dei primi palpiti d’amore, oltre alla rappresentazione del sentimento dell’amore in generale, che passa attraverso l’intreccio affettivo delle due protagoniste nel ricordare il papà scomparso; all’uomo in cielo mamma e figlia dicono sottovoce: Vai bacio, vai a posarti sui suoi occhi belli!

Tra dolcezza e ironia l’Autrice rappresentate due persone che crescono insieme, fortificati dall’amore per chi si è staccato tragicamente, secondo il principio che insieme si superano meglio le difficoltà.

Un bel libro che può essere letto non appena si impara a leggere, anche perché la scrittura è scorrevole e il linguaggio, quello di ogni giorno.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Letture +8

Le fiabe di Andersen,  di Sofia Gallo, Raffaello.

Le fiabe di Andersen  è una raccolta di tredici storie, tra le più famose dello scrittore danese, riscritte da Sofia Gallo, con uno stile personale e frizzante, con un incedere spesso parlato e tendenzialmente dialogico, pubblicate dal gruppo Raffaello. Nella riscrittura, ovviamente sono salvi i temi di fondo di ogni testo originale, come in Il piccolo Tuk in cui emerge il principio secondo il quale chi fa bene raccoglie bene o come in Il lino in cui la pianta diventa il simbolo del ciclo della vita umana… Non mancano: la celeberrima La sirenetta o L’acciarino o La principessa sul pisello o Il brutto anatroccolo.

Tredici fiabe anderseniane rinfrescate nel linguaggio e nella forma, operazione convalida già da Jack Zipes, secondo cui la contaminazione è la condizione per arricchire e salvare la fiaba; per lo studioso americano, infatti, è un bene che le fiabe conosciute siano riscritte con parole e espressioni nuove, con una narrazione più briosa e maggiormente aderente al presente. Tra l’altro l’adattamento delle fiabe è sempre avvenuto, il testo originale, spesso, è stato un pre-testo, su cui è intervenuto il lavoro dei vari trascrittori nel corso dei secoli. L’operazione della Gallo, allora, è una sorta di “duplicazione” dei racconti di Andersen, senza nessuno oltraggio all’originale, anche perché la condizione per ricordarci del padre della Sirenetta è la contaminare che riusciremo a fare delle sue fiabe con un occhio al futuro, dice Zipes. Ecco allora il merito oltre che della Gallo anche della Raffaello, la cui pubblicazione è un assist contestuale alla fiaba e alla memoria dell’autore danese.

Il volume poi è arricchito dalle tavole di Cinzia Battistel che, con colori caravaggeschi, dal violento rapporto di luci e ombre, creano una formidabile atmosfera sognante, preparando il lettore ad entrare in un mondo Altro.

Cosimo Rodia

 

 

 

 

 

 

 

 

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